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La Corte d’appello di Perugia conferma: Joan avrà due madri anche per lo Stato Italiano

Nel nostro ordinamento le famiglie con genitori dello stesso sesso esistono e devono essere tutelate.

La Corte d’Appello di Perugia con un decreto emesso il 22 agosto 2018 ha confermato la decisione del marzo scorso del Tribunale: il Sindaco di Perugia deve trascrivere l’atto di nascita del piccolo Joan, nato in Spagna da due mamme. Il caso è stato seguito dai soci di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Martina Colomasi, Vincenzo Miri, con l’aiuto di Alessandra Commendatore.

Secondo la Corte d’Appello, in base alle norme vigenti devono essere trascritti integralmente gli atti di nascita stranieri che indicano due genitori dello stesso sesso. Inoltre, nel caso di figli di coppie di donne, nati in Italia, vanno indicati da subito i nomi di entrambe sugli atti di nascita senza aspettare un ordine del tribunale. Ispirandosi alle ultime decisioni della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, i giudici di Perugia hanno chiarito l’attuale significato della parola “genitorialità”, esprimendo un principio molto chiaro: «l’amore di due genitori omosessuali è equivalente a quello di due genitori eterosessuali nella misura in cui consente al figlio di crescere in un ambiente coeso quale quello familiare».

“La sentenza di Perugia – dichiarano l’avvocata Colomasi e l’avvocato Miri – dimostra che le norme vigenti possono rappresentare un argine alla protervia omofobica e propagandistica che tutti i giorni ci viene offerta attraverso i mezzi di comunicazione, anche da esponenti dell’attuale Governo. Ci si dimentica che in gioco ci sono il bene dei bambini e la libertà delle persone omosessuali di diventare genitori”. Gli avvocati ricordano inoltre che: “I risultati giudiziari possono essere veramente efficaci solo se si agisce anche all’esterno delle aule di giustizia. In questo caso è stata essenziale l’azione sociale tenacemente portata avanti a difesa dei diritti del piccolo Joan dell’associazione gay perugina Omphalos”.

La Presidente di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, avv. ta Miryam Camilleri, dichiara: “La soddisfazione per questa vittoria si unisce al rammarico di vedere i cittadini costretti a varcare le soglie di un tribunale perché il legislatore ha scelto di rimanere silente e la politica ha ignorato ancora una volta i diritti fondamentali delle persone, in particolare quelli di un bambino. Per citare l’antropologa Margaret Mead – conclude la Presidente Camilleri – non bisogna mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini attenti e impegnati sia capace di cambiare il mondo. E’ questa convinzione che sorregge da dieci anni le azioni della nostra Associazione”.

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