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Il senatore Pillon condannato per diffamazione. Dovrà risarcire l’associazione LGBTI Omphalos di Perugia

Il Senatore della Lega Simone Pillon è stato condannato per diffamazione nei confronti dell’associazione LGBTI Omphalos di Perugia, associata Arcigay, ALFI e ARCI. Il giudice ha stabilito che dovrà pagare una multa di 1500 euro, le spese processuali, più 20 mila euro come provvisionale per il risarcimento nei confronti di Omphalos e 10 mila all’attivista Michele Mommi. L’ammontare definitivo del risarcimento dovrà essere definito in sede civile.

La vicenda giudiziaria è iniziata nel 2014. Durante una serie di incontri ad Assisi, a San Marino e ad Ascoli Piceno, l’Avvocato Simone Pillon, all’epoca responsabile del Forum delle Famiglie, aveva diffamato l’associazione Omphalos accusandola di diffondere materiale pornografico tra gli studenti al fine di promuovere i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso.

L’episodio al quale Pillon aveva fatto riferimento era un’assemblea del 2012 organizzata in una scuola perugina, durante la quale, nella realtà, il responsabile della sezione giovani di Omphalos, Michele Mommi, era intervenuto per parlare di omofobia e bullismo omofobico. Si era trattato, quindi, di attività di sensibilizzazione e di formazione, come ha riconosciuto il giudice, e non di quanto sostenuto da Pillon.

Esprimono soddisfazione gli avvocati di Rete Lenford-Avvocatura per i diritti LGBTI, Saschia Soli e Marco Florit, che difensori rispettivamente di Omphalos e di Michele Mommi, che dicono: «il giudice ha ritenuto effettivamente lesivo dell’onore e del decoro di Omphalos, un’Associazione che difende e promuove i diritti delle persone LGBTI, ciò che abbiamo rappresentato nelle tre querele in relazione a tre distinti fatti accaduti durante gli incontri di Assisi, San Marino e Ascoli».

Soddisfazione anche per la Presidente di Rete Lenford, Miryam Camilleri, che dichiara: «Siamo molto contenti di questa sentenza così come lo siamo di fronte ad ogni condanna di affermazioni diffamatorie che evidentemente nulla hanno a che fare con la libera manifestazione del pensiero e tanto meno con la difesa della famiglia, neppure di quella cosiddetta “tradizionale”. Gli attacchi contro le persone LGBTI e la loro dignità sono in continuo aumento ed è importante che le persone offese si rivolgano ai tribunali per chiedere di sanzionare le condotte penalmente rilevanti. Auspichiamo inoltre che ciò solleciti la ripresa di un serio dibattito volto ad introdurre nel nostro paese la legge contro l’omobitransfobia di cui – purtroppo – c’è evidente bisogno».

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